Un uomo è accusato di violenza sessuale su una tredicenne, figlia di un’amica. La giovane ha confermato le accuse.
A Lecce, un uomo di 32 anni è accusato di aver abusato sessualmente della figlia minorenne di un’amica.
I presunti abusi sarebbero avvenuti in diverse circostanze durante l’estate, mentre l’uomo era ospite nella casa al mare della madre della ragazzina, situata sul litorale ionico.
Uomo abusa sessualmente della figlia di un’amica: i fatti
Secondo quanto riportato da Leccenews24.it, l’accusa sostiene che il 32enne avrebbe approfittato dell’assenza della madre della tredicenne per compiere atti sessuali contro la volontà della giovane.
La gravità delle accuse è amplificata dal fatto che, in più occasioni, l’uomo avrebbe costretto la minore a subire rapporti sessuali completi.
La denuncia è stata sporta dalla madre della presunta vittima dopo aver appreso degli abusi che sarebbero avvenuti nella sua stessa abitazione.
Le indagini sono state immediatamente avviate, portando all’iscrizione dell’uomo nel registro degli indagati.
Il racconto della giovane durante l’incidente probatorio
Nella giornata di ieri si è svolto un momento cruciale dell’inchiesta: l’incidente probatorio, durante il quale la giovane vittima è stata ascoltata presso la Procura per i Minorenni.
Questo procedimento è stato richiesto dal Pubblico Ministero e si è tenuto davanti al giudice per le indagini preliminari.
Durante l’incidente probatorio, la tredicenne ha confermato le accuse nei confronti dell’uomo, affermando di essere stata vittima di abusi sessuali da parte dell’amico di famiglia.
La sua testimonianza è stata raccolta in un ambiente protetto, alla presenza di una psicologa che avrà il compito di valutare l’attendibilità delle dichiarazioni della ragazza.
Un interprete ha assistito alla procedura, poiché la minore non è di nazionalità italiana. La prossima udienza è fissata per il 6 novembre.
Data in cui saranno resi noti gli esiti della perizia psicologica e in cui il giudice dovrà esaminare anche alcuni messaggi prodotti dalla difesa dell’indagato.
Questi messaggi, secondo i legali dell’uomo, proverebbero che la vittima non è stata costretta a subire atti sessuali.